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IL CERVELLO ISTRUZIONI PER L’USO – JOHN MEDINA.

IL CERVELLO ISTRUZIONI PER L’USO

Dalle frontiere della ricerca neuroscientifica, 12 regole-chiave per migliorare la qualità della nostra vita.
Recensione di Serena Savarelli

Non avevo mai letto questo libro. Lo avevo acquistato qualche anno fa, avevo trovato il posto per lui nella mia libreria e lo avevo abbandonato lì con l’idea che, per leggerlo, avrei avuto bisogno di quiete per concentrarmi su un argomento che credevo complicato. “Conoscere il funzionamento del cervello necessita di un lettore con la mente libera”, mi ero detta.
Quando è arrivato il momento di leggerlo, perché obbligatorio nel mio piano individuale di studi, ero ancora una lettrice piena di pensieri e preoccupazioni, ma ho deciso di portare questo libro in vacanza con me.
Dopo poche pagine, sono rimasta esterrefatta da questa lettura così scorrevole attraverso la quale l’autore descriveva il protagonista, il cervello, in modo semplice e con disinvoltura.
Il testo è ricco di esempi concreti che validano le affermazioni enunciate e i concetti sono immediatamente comprensibili.
Avevo in mano, non solo un nuovo libro da leggere, ma dodici regole del cervello, dodici prese di consapevolezza, dodici opportunità per imparare ad agire diversamente.
Un aspetto che mi ha affascinato tantissimo è stato ripercorrere la nostra evoluzione in modo da comprendere ancora meglio il funzionamento del cervello stesso. La nostra storia evolutiva ci dice questo:

“il cervello sembra essere progettato per risolvere i problemi connessi alla sopravvivenza in un ambiente esterno instabile, e per farlo in pressoché costante movimento. Chiamo tutto ciò «cornice della performace» del cervello.”

Tutti dovrebbero conoscere queste dodici regole, che promuovono spunti di riflessioni e incitano al
cambiamento. Ecco ciò che l’autore propone alla base di quanto affermato:

1) SOPRAVVIVENZA: “Non siamo fatti per stare seduti a tavolino otto ore al giorno”. Nella nostra evoluzione l’essere umano ha preferito l’intelligenza ai muscoli. La nostra lunga infanzia serviva a dare al cervello tempo a sufficienza per portare a termine il suo programma di sviluppo all’esterno dell’utero. Dalla posizione eretta, al ragionamento simbolico abbiamo imparato a collaborare, perseguendo un obiettivo comune.

2) L’ESERCIZIOO FISICO POTENZIA IL CERVELLO: l’uomo primitivo percorreva fino a 20 chilometri al giorno. “Il nostro fantastico cervello non si è sviluppato nell’ozio, bensì facendo molto esercizio fisico.” Anche oggi, l’attività fisica è una primissima buona pratica che promuove salute in termini fisici e cognitivi e previene tantissime malattie, soprattutto dell’apparato cardiocircolatorio. Viene naturale chiedersi: a scuola, al lavoro e nella vita quotidiana quanto peso diamo a questa verità indiscutibile?

3) DORMIRE BENE PER PENSARE BENE: per giorni mi sono immaginata i due eserciti in lotta tra loro: da una parte il sistema circadiano della veglia o “processo C”, quello dei neuroni, ormoni e varie sostanze chimiche che fanno di tutto per tenerci svegli, e dall’altra parte il meccanismo omeostatico del sonno o “processo S”. Entrambi nel loro conflitto paradossale. Dopo questo capitolo posso affermare chi sono: un colibrì… perché a volte somiglio a un gufo e altre a un’allodola, ma faccio fatica a comprendere cosa, a volte, mi sposti più da una parte e, in altri momenti, dall’altra parte. Di una cosa sono certa, sono l’eccezione che conferma la regola della “siesta” … io odio il sonnellino pomeridiano, ma forse perché è quel tempo che posso più dedicare a me stessa. Invece quando perdo ore di sonno, con loro perdo anche
l’attenzione, il buon umore, la capacità di ragionamento logico. Quindi, il sonno è un alleato anche per trovare soluzioni o risolvere problemi.

4) UN CERVELLO STRESSATO NON IMPARA COME DOVREBBE: i miei figli ne sono la prova tangibile, specialmente una di loro che ha vissuto direttamente ciò che viene chiamato impotenza appresa, causata dallo stress cronico subíto per cinque anni. A livello cognitivo, la mia bambina è in grado di apprendere meglio solo quando il suo livello di stress si abbassa notevolmente. In questo capitolo ho ritrovato una teoria che condivido pienamente: insegnare prima ai genitori.
“L’ideale che immagino è un sistema scolastico in cui i primi a dover studiare non siano i bambini, bensì i genitori.”

5) OGNI CERVELLO HA UNA RETE DI CONNESSIONI DIVERSA: quando apprendiamo, i nostri neuroni si gonfiano, ondeggiano e si scindono. Le connessioni cerebrali si rimodellano in base a ciò che facciamo e che impariamo nella vita. Le varie regioni cerebrali si sviluppano con ritmi diversi da persona a persona. Si direbbe che l’unicità delle persone dipenda proprio dal cervello!

6) LE COSE NOIOSE NON CATTURANO L’ATTENZIONE: ma per catturare l’attenzione serve anche essere consapevoli di quella cosa. Se qualcosa suscita un’emozione, è pertinente ed è inserita fra i segmenti di dieci minuti, avremo persone interessate, capaci di ascoltare con attenzione e trattenere ciò che si vuol comunicare.

8) STIMOLARE PIÙ SENSI CONTEMPORANEAMENTE: una delle funzioni principali del nostro cervello è quella di gestire tutti gli input rilevati dai nostri organi di senso, che ci consentono di percepire il mondo. Da questa affermazione si deduce che di fronte allo stesso input, due persone possono avere, però, percezioni diverse. Ragion per cui non esiste un modo giusto di percepire il mondo. A mio parere, questa consapevolezza porterebbe a relazionarci gli uni con gli altri in modo diverso, cioè senza pregiudizi. Ciò che mi ha colpito maggiormente è che solo l’olfatto bypassa il talamo e va dritto alle sue destinazioni cerebrali superiori. È l’olfatto che stimola le emozioni e i segnali odoriferi si dirigono anche in quella parte del cervello deputata a prendere decisioni. Questa frase per me è da evidenziare: “Il mio segnale è così importante, che sto per farti provare un’emozione memorabile. Che cosa hai intenzione di fare a riguardo?”. Quindi il mondo è da sempre multisensoriale. Inoltre, l’olfatto evoca la memoria e favorisce un apprendimento diretto.

7) RIPETERE PER RICORDARE: “gli incipit sono tutto” e la memoria è un tema davvero affascinante. In ognuno di noi il proprio cervello dà una visione approssimativa della realtà, perché le nuove conoscenze vengono mescolate con i ricordi del passato e li immagazzina come qualcosa di unico. Per rendere più efficiente la memoria a lungo termine bisogna incorporare gradualmente le informazioni.

9) LA VISTA BATTE TUTTI GLI ALTRI SENSI: “Non vediamo con gli occhi, vediamo con il cervello.” In altre parole, l’esperienza che abbiamo del nostro ambiente visivo è un’opinione analizzata su ciò che il cervello pensa che vi sia là fuori. La vista è un senso indispensabile fin dai tempi dell’essere umano, perché le maggiori minacce della nostra vita nella savana venivano apprese visivamente e lo stesso valeva per le fonti di nutrimento e per le percezioni di opportunità riproduttive. Questo concetto ci porta a considerare che nell’apprendimento le immagini sono una fonte più immediata per trasmettere conoscenze rispetto che al testo scritto. Mi rendo conto così che il metodo di apprendimento Life Skills Italia ha tutti i requisiti che si basano sul giusto funzionamento del nostro cervello.

10) STUDIARE O ASCOLTARE MUSICA PER POTENZIARE LE FACOLTÀ COGNITIVE: per molti scienziati l’essere umano nasce già con il senso della musica. Il tono, il timbro, il ritmo sono tutte caratteristiche che dimostrano che anche nel parlare, le parole trasmettono emozioni. La musica oltre che a sviluppare empatia migliora anche l’umore, ma incrementa anche la velocità di recupero di specifiche abilità cognitive.

11) IL CERVELLO MASCHILE È DIVERSO DAL CERVELLO FEMMINILE: ciò che mi colpisce maggiormente non è la consapevolezza che la donna è geneticamente un essere più complesso, che il suo cervello è diverso sotto l’aspetto strutturale e biochimico e usa in modo diverso dell’uomo l’amigdala, ma questa affermazione: “Il punto è che i pregiudizi di genere danneggiano persone reali in situazioni reali.”

12) SIAMO FORMIDABILI ESPLORATORI NATURALI: dobbiamo osservare i bambini: loro raccolgono informazioni testando attivamente il loro ambiente, come farebbe uno scienziato. Compiono un’osservazione sensoriale, formulano un’ipotesi su ciò che sta accadendo, progettano un esperimento in grado di verificare l’ipotesi, e poi traggono conclusioni dai risultati. Essi sono gli artefici di idee progressivamente autocorrette per riuscir a capire come funziona il mondo. È da ricordare la linguaccia imitata dal neonato con il quale interagì nel 1979 Andy Meltzoff sconvolgendo la psicologia infantile. Il nostro cervello continua ad apprendere con l’età, durante questo tempo esso modifica le proprie strutture e le proprie funzioni in risposta all’esperienza. La scoperta per i bambini è motivo di gioia. Una grande regola è quindi: la curiosità.

John Medina ha scritto un libro che non solo trasmette conoscenze, ma fornisce dei punti di partenza
che sono verità attorno alle quali individuare ciò che non funziona e ciò che potrebbe funzionare
meglio. Se continuiamo a ignorare il funzionamento del cervello, tutto ciò che realizziamo in famiglia, a
scuola o al lavoro non renderà come potrebbe, perché va contro le normali funzionalità di base.
Conoscere questo protagonista ci permette di avere un alleato prezioso mentre ci alleniamo nelle nostre
abilità di vita.

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